Ex-stasis, photographed by Massimo Di Nonno
VISUAL ARTIST AND THEATRE DIRECTOR
Il Loto Link Festival nasce come prologo autunnale alla Stagione 2015/16. Un Ouverture d’autunno, appunto, che vuole soprattutto creare connessioni fra istituzioni e artisti, fra generi e spazi, fra discipline dello spettacolo, arti visive, musica e letteratura.Il Loto da sempre propone innovazione e indaga l’evoluzione e l’incrocio dei linguaggi ma anche le relazioni fra enti, in un progetto di sviluppo territoriale che metta la Cultura e le Arti performative al centro dei suoi interessi.Questo primo progetto, realizzato con la partnership del Dipartimento umanistico dell’UNIMOL e della Cineteca Nazionale, che prevede anche il coinvolgimento tecnico della Fondazione Molise Cultura, rappresenta crediamo un primo manifesto del Molise della “coltura delle Culture” atto a creare quelle relazioni interdisciplinari e interattive che sole oggi permettono vera maturazione e sviluppo dei territori. Sia da un punto di vista di crescita sociale e degli individui, sia da un punto di vista crescita economica e di progettazione d’impresa. Otto eventi performativi, con due prime assolute e altri spettacoli in seconda o terza esecuzione e in più due mostre e un convegno per proporre incroci e link di artisti e generi, di studiosi e rappresentanti istituzionali che mettono in gioco le loro esperienze e i loro talenti, con la volontà comune di indagare nuovi territori.
From “Night with performance”, Bydgoszcz
MEDITERRANEA 17 NO FOOD’S LAND YOUNG ARTISTS BIENNALE 22 OCT – 22 NOV 2015
THE CONCEPT OF MEDITERRANEA 17 IS “NO FOOD’S LAND”
No Food’s Land: questo mostro che ci divora i sensi (Amleto IV, III)
That monster, who all sense doth eat (Hamlet, IV, III)
If the contemporary artist is omnivorous by definition, the voracity with which the cultural materials are collected, elaborated and recombined, refers to a comparison between this kind of practice and a contemporary version of the “science of the Concrete”, by anthropologist Claude Lévi-Strauss. It is an ephemeral boarder between science and “mythical thought”, considering this last one similar to an handicraft activity that generates a new cultural artefact, combining meanings and concrete signs, flashing within the intuitive cultural field of the author. An open system that is not self-significant but that, in its incompleteness, grow beyond himself, breaking its own limits, approaching to the assimilation of data, which is the 2.0 era, where nothing exists outside the omnivorous, all-consuming, database. This raises a crucial reflection: in this perspective, is the artist a creator of a critical construction or is he conformed to the information mainstream, turning himself into a lyophilised product ready to be consumed? In addition to this different meaning, the artistic practice, which is a temporal and a transformation process, can be considered similar to the corporal assimilation of food, that turns into nutriment.
The artist passes from the abstract idea to its real and concrete realisation, thus provoking a change of energetic grade, where even the dross becomes an important data as the product of this metaphorical digestion.
The substance transformation is much more important than a finished and static object, therefore forms of art in the making, even potential, contingent, opened to reconfiguration according to an almost organic orientation, are desirable. A sort of “Theory of heat”, quoting Joseph Beuys, that explicit the gateway from raw energy to a significant form, a process that has its roots in the combustion, assimilation, process like alchemy, in a constant balance of powers in dialectical tension. The structural connotations of the artwork are therefore based on metamorphic instances, where the preminent processes are chemical reactions, fermentations, color changes, decomposition, drying of the material, for an image conformation that is permanently unstable.
Concept by Andrea Bruciati
http://mediterraneabiennial.org/17-no-foods-land/artists/
19th – 20th of june “Night with Performance 2015″, Galeria Miejska bwa , Bydgoszcz
INFO http://www.galeriabwa.bydgoszcz.pl/info-ver.php?idm=3&id=1217
The artists define this term anew, interpreting it freely, processing, giving it new meanings, looking for surprising connotations. Following their ways of thinking won’t always be simple or obvious. But understanding their intentions will enrich spiritually the people who will take this intellectual challenge. This year, we’ll see several artists living or related to Bydgoszcz, as well as artists from abroad (Iceland, Lithuania, Germany, Norway, Italy). The space of the city will be the location of all the performances: the Freedom Square, the Theatre Square, Gdańska and Mostowa streets. The artists will perform on Friday, June 19th, between 4pm and 8pm; and on Saturday, between 2pm and 6pm. Below is the list of the artists appearing during this year’s “Nights with performance”:
1. Art Cube
2. Marit Tunestveit Dyre
3. Azzura De Gregorio
4. Piotr Grodzki
5. Ivar Gloi Gunnarsson
6. Brynjar Helgason
7. Wojciech Kowalczyk
8. Wacław Kuczma
9. Danuta Milewska
10. Eimutis Markūnas
11. Edita Niciūte
12. Francesca Romana Pinzari
13. Grzegorz Pleszyński
14. Pavana Reid
15. Krzysztof Sikorski
SCRITTO E DIRETTO DA Azzurra De Gregorio
PRODUZIONE Frentania Teatri/ Vanitas Vanitatum
IN COLLABORAZIONE CON Fondazione Campania dei Festival
CON Loredana Canditone, Giulio Maroncelli, Eva Sabelli, Giandomenico Sale, Carmine Scotto Di Santolo
SOUND DESIGN Rosa Della Sala
SCENE Michelangelo Tomaro
COSTUMI Marina Miozza
NOTE DI REGIA
Ex-stasis mette in scena la bellezza e la potenza della trasfigurazione che si verifica quando un corpo è coinvolto in un’esperienza estatica, e ne indaga le possibili, molteplici manifestazioni.
L’osservatore esterno, una volta messo di fonte a tali estasi, potrà sì ricercarne il senso, ma non potrà mai addentrarsi nel nucleo profondo che ha condotto il‘personaggio’ ad una tale alterazione dello stato di coscienza, poiché quella estatica rimane sempre un’esperienza fortemente soggettiva.
Ex-stasis è un invito a ricercare divinità e beatitudine in ciò che ci appartiene profondamente e intimamente, è un inno che celebra la riappropriazione di propri spazi ‘mistici’ in cui fare esperienza diretta con il divino e con forze, potenze o spiriti del mondo soprasensibile. Poiché è soprattutto nella possibilità di scegliere come vivere il proprio rapporto con ciò che considera divino che l’individuo afferma la sua autonomia.
I momenti di particolare elevazione estatica, sebbene siano dotati di un carattere di straordinarietà e sporadicità, rivestono però un ruolo centrale nella vita di un individuo poiché, grazie ad essi, egli abbandona qualsiasi tipo di forma intellegibile, trascende i propri limiti e sperimenta uno stato di beatitudine estrema. Tutto ciò, pur rappresentando una minaccia per l’integrità dell’io, costituisce uno spazio di libertà e di piacere in cui l’ordinarietà, la ripetitività ed il conformismo che caratterizzano la vita ‘normale’ di un individuo vengono momentaneamente messe da parte per lasciare spazio al sublime, all’ ineffabile: “Normalmente, nulla è per noi più sicuro del senso di noi stessi, del nostro proprio io… verso l’esterno, almeno, l’io sembra mantenere linee di demarcazione chiare e nette. Solo in uno stato, in uno stato in verità eccezionale, ma non tale da poter essere stigmatizzato come patologico, le cose vanno diversamente. Al culmine dell’innamoramento, il confine tra io e oggetto minaccia di dissolversi” (S. Freud, Il Disagio della Civiltà).
TEATRO FULVIO GUGLIONESI (CB)
17- 18 aprile ore 21.00
19 aprile ore 18.00
SCRITTO E DIRETTO DA Azzurra De Gregorio
SCENE Michelangelo Tomaro
COSTUMI Marina Miozza
SUONO Rosa Della Sala
CON Giulio Maroncelli, Giandomenico Sale, Carmine Scotto
PRODUZIONE Vanitas Vanitatum
IN COLLABORAZIONE CON Frentania Teatri
IMAGE CREDIT Wellcome Library, London
O Rose thou art sick.
The invisible worm,
That flies in the night
In the howling storm:
Has found out thy bed
Of crimson joy:
And his dark secret love
Does thy life destroy
William Blake
NOTE DI REGIA
Viviamo in corpi disinfettati, sterilizzati, deodorati, anestetizzati.
Ogni giorno, o più volte al giorno, ci sottoponiamo a pratiche volte a neutralizzare odori che le nostre ghiandole secernono naturalmente ma che, per noi uomini contemporanei, sono diventati disgustosi e nauseabondi. Ogni giorno ci proteggiamo dal ‘contagio’ del mondo esterno assumendo comportamenti e sostanze in grado di preservare la nostra integrità fisica e riducendo al minimo i contatti con corpi estranei.
Sebbene i vaccini ci promettano beate immunità e gli antidolorifici ci disabituino alla sofferenza, i nostri corpi sono ancora fragili e complessi organismi che combattono incessantemente contro la malattia, la sporcizia, la decomposizione, la morte.
Poiché, come affermava M. Foucault,“le discipline del corpo e le regolazioni della popolazione costituiscono i due poli intorno ai quali si è sviluppata l’organizzazione del potere sulla vita”, ci ritroviamo intrappolatati in un circolo vizioso di azioni che ci conducono ad abitare il nostro corpo come fosse incompleto senza l’ausilio di prodotti e preparati che ci ‘ripuliscono‘ dalla nostra umanità.
E dunque, come il già citato Foucault sosteneva, dato che “la vecchia potenza in cui si simbolizzava il potere sovrano è ora ricoperta accuratamente dall’amministrazione dei corpi e dalla gestione calcolatrice della vita”, pratiche come l’igiene personale e la cura del proprio corpo sono state rapidamente tirate fuori dalla cosiddetta ‘sfera privata’ e trasformate in severe norme dalle quali dipendono l’inclusione e/o l’esclusione sociale. Basti pensare alla sessualità, che è il campo in cui queste norme hanno trovato maggior aderenza ed il cui svolgimento è regolato da rigide prescrizioni e vigilato da specifiche precauzioni.
In The sick rose si assiste al progressivo disfacimento fisico e morale di una donna che, abituata a percepire il suo stesso corpo come fosse un perfetto congegno elettronico da programmare e modificare a suo piacimento, si ammala della paura di ammalarsi.
La barriera che interpone tra se stessa e il mondo esterno si sgretola di fronte all’evidenza
della caducità e della finitezza della propria esistenza e tutte le pratiche di disinfezione che quotidianamente infligge al suo corpo le si ripercuotono contro, scatenando una serie di conseguenze inaspettate.
La donna sopravvive, costruendosi un’identità fittizia attraverso cui nega la propria corporeità (il suo essere capace di produrre una vasta quantità di fluidi corporali, i suoi limiti fisici, l’essere sottoposta a leggi ‘naturali’) e anestetizza i propri sensi .
La donna sopravvive, ma non a lungo: nella rosa alberga un verme che contamina il suo profumo, che distrugge la sua bellezza, che spezza le sue radici.
INFO E PRENOTAZIONI
389 4390397